Le città etrusche in Toscana, da Livorno a Grosseto

Non siamo a conoscenza della vera origine degli Etruschi, benché siano state elaborate diverse ipotesi fin dai tempi più antichi: secondo Erodoto provengono dalla Lidia, secondo Dionigi di Alicarnasso si trovano in Italia dai tempi più antichi; in epoca moderna, soprattutto in Germania, è stata elaborata l’ipotesi, basata sullo studio delle sepolture, secondo la quale gli etruschi provenivano dal nord.

Quello che è certo è che gli Etruschi fossero un popolo eclettico, che sapeva essere crudele in seguito a una vittoria in guerra (come testimonia l’episodio che vede gli Etruschi lapidare i prigionieri focesi, vinti in battaglia), ma estremamente all’avanguardia per quanto riguarda, ad esempio, il coinvolgimento delle donne nella società.

L’autonomia delle città stato etrusche, incapaci di allearsi per contrastare gli attacchi esterni, fu sicuramente uno dei motivi della fine di questa civiltà che dovette soccombere a Roma, pur essendone stata la genitrice. Ma andiamo a scoprire proprio tre di questi splendide città stato in un breve ma intenso itinerario che ci porterà nell’Etruria toscana da Livorno a Grosseto, tenendo come filo conduttore il legame e l'influenza che queste città ebbero sull'Urbe.

mappa satellitare dell'itinerario che porta alle tre città etrusche della toscana

 

Populonia

Il parco archeologico di Populonia e Baratti si trova in una delle zone più suggestive della regione, in quanto si affaccia sull’arcipelago toscano. Il nome della cittadina deriva da Fufluns, dio etrusco dell’ebbrezza, sintomo dell’importanza della coltivazione della vite e del culto del vino.

Oltre alla produzione di vino, la città di Populonia era celebre per la lavorazione dei metalli provenienti dall’isola d’Elba, della quale si gode un magnifico scorcio dal borgo medievale che si trova sul promontorio su cui sorge Populonia. Risulta strano, infatti, che sull’isola d’Elba non siano state ritrovate tracce di insediamenti etruschi, vista anche la loro abilità nella navigazione. È pertanto probabile che gli unici insediamenti etruschi presenti sull’isola fossero costruiti con materiale deperibile e che vi abitassero i lavoratori delle miniere.

Le tombe di Populonia

A Populonia, invece, sono state reperite ricche tombe monumentali, simbolo della presenza di una classe aristocratica che basava la propria ricchezza sulla lavorazione del ferro, utilizzato per produrre utensili agricoli e armi. Nella necropoli di San Cerbone fu rinvenuta la famosa tomba dei Carri, risalente all’VIII secolo a.C., in cui furono portati alla luce un carro da guerra e una sorta di calesse; il primo venne esposto a Viterbo durante una mostra, come simbolo della dedizione degli Etruschi all’arte militare (ereditata e nobilitata successivamente dai Romani). Alcuni studiosi ritengono che si tratti della tomba di una donna, ipotesi plausibile, vista la posizione del genere femminile nella società etrusca.

Esistono in questa zona anche tombe risalenti ad epoche più antiche, la maggior parte delle quali però in cattivo stato di conservazione, in quanto le scorie reperite contenevano ancora un’alta quantità di minerale e lo stato italiano decise di concederle a privati per lo sfruttamento economico; inoltre, il mancato controllo, permise ai cacciatori di tombe di depredare vari corredi funerari.

Presso Populonia, sono state rinvenute anche varie tombe di epoca ellenistica, il che testimonia che la cittadina fu attiva per sette/ otto secoli dal momento della sua fondazione. Rappresenta un sito di rara bellezza e importanza, soprattutto grazie al lavoro di conservazione e valorizzazione del territorio effettuato dalla soprintendenza archeologica su tutto il golfo di Baratti.

A un’ottantina di km da Populonia, verso l’entroterra toscano, troviamo un’altra grande città etrusca: Vetulonia.

Vetulonia

Anche presso Vetulonia, a poca distanza dal mare, gli insediamenti più antichi sembrano risalire alla civiltà villanoviana, ulteriore testimonianza del fatto che questa fosse una popolazione ben radicata sul territorio, non solo toscano, ma anche emiliano.

necropoli di vetuloniaLa città etrusca vera e propria si sviluppò tra VII e V secolo a.C.: di fondamentale importanza erano i collegamenti esterni, costituiti in particolare da un complesso sistema di canali lagunari che conducevano al mare e offrivano approdo alle navi dei Greci, creando così una importante possibilità di commercio. Queste relazioni commerciali sono testimoniate dal rinvenimento di corredi funerari di stile orientalizzante. Anche a Vetulonia era presente una società di tipo piramidale, con al vertice il re chiamato “lucumone”; non pochi studiosi ritengono che questo appellativo derivi dal fatto che, secondo lo storico Tito Livio, Tarquinio Prisco prima di diventare re di Roma si chiamasse “Lucumo”. Questa spiegazione sarebbe ulteriore testimonianza del profondo collegamento tra la civiltà etrusca e quella romana; inoltre, furono proprio i Tarquini a rendere Roma una vera e propria città.

Vetulonia fece parte della dodecapoli etrusca, ossia la lega delle città etrusche più potenti: e proprio da Vetulonia, secondo vari studiosi, deriverebbero alcuni tra i più importanti simboli della civiltà romana, come la toga e il fascio littorio.

Concentriamoci brevemente sui due punti di attrazione principale: la via dei sepolcri e il museo.

La via dei Sepolcri

La via dei Sepolcri è il complesso di tombe presente nei pressi di Vetulonia: qui si trovano tombe etrusche tra le meglio conservate, nelle quali sono stati rinvenuti magnifici corredi funerari (spesso di origine orientalizzante).

Valore aggiunto alla città antica di Vetulonia è la presenza del Museo Falchi, in cui sono conservati reperti rinvenuti in loco e in tutto il territorio etrusco. Anche il sito internet offre un’interessate panoramica sull’antichità di questi luoghi e schede di approfondimento sia sui reperti presenti presso il museo, sia sui siti archeologici della zona. Il museo Falchi, inoltre, si fa promotore di attività didattiche per i bambini di tutte le età e di laboratori e mostre temporanee, per mantenere sempre viva l’attenzione sulla civiltà etrusca.

Muovendoci in direzione sud, sempre verso l’entroterra, poco prima di Grosseto, troveremo un altro caratteristico sito etrusco: Roselle.

Roselle

Roselle è un sito più modesto rispetto a quello di Vetulonia, ma non per questo meno suggestivo. Sorge infatti su due colline, una situata verso nord, l’altra verso sud, e dominava il versante sud/orientale del lago Prile, via di comunicazione verso il mare; il fiume Ombrone invece permetteva i contatti con le zone dell’Etruria più interna.

Come testimoniato dai muri di terrazzamento della collina Nord e dall’edificio sacro presente tra le due alture, Roselle iniziò ad essere abitata in modo stabile a partire dal VII secolo a.C. Il vero sviluppo di Roselle si ebbe durante il VI secolo a.C.: furono costruite mura di cinta lunghe più di tre chilometri; sulla collina Nord furono costruiti per lo più edifici privati, mentre sulla collina meridionale soprattutto edifici adibiti ad un uso artigianale (ad esempio forni per la lavorazione dei metalli).

Anche Roselle, secondo le fonti, fece parte della dodecapoli etrusca, il che testimonia l’importanza del centro a livello politico e soprattutto economico.

A Roselle in particolare, è possibile osservare il sovrapporsi dei resti romani su quelli etruschi: passeggiando per il sito infatti, troviamo mura ciclopiche e anfiteatro etruschi e, poco più avanti, le terme di Betitio Perpetuo Arzygio, risalenti al IV secolo a.C., e le terme pubbliche del I secolo d.C. costruite dai Romani.

 

Questo è stato un tragitto breve ma che vuole rappresentare uno scorcio sulle origini della storia culturale della nostra penisola: dall’arte della guerra alla lavorazione dei metalli, il popolo etrusco costituì un grande apporto per la civiltà che li conquistò, i Romani, che ne acquisirono la simbologia e parte del patrimonio liturgico. L’influenza delle cittadine che abbiamo visitato non è sicuramente paragonabile a quella raggiunta nei secoli successivi da Roma, ma rappresenta parte della base culturale che gli Etruschi costituirono per i Romani.