
Centinaia di piante, al posto delle pietre, posizionate in modo da ricalcare fedelmente la struttura architettonica dell’anfiteatro, questo il progetto di Green Archaeology, dove vegetazione e rovine vivranno in perfetta simbiosi.
Mediolanum, conquistata dai Romani nel 222 a.c., visse nei primi secoli d.C. un periodo di grande splendore economico e politico. In questa città, di cui oggi Milano rappresenta l’evoluzione storica, già nel II secolo era presente un grandioso anfiteatro, il terzo per dimensioni dopo quelli di Roma e Capua
L’anfiteatro con l’avvento del Cristianesimo cadde in disuso, utilizzato come cava di materiali edili sino al IV/V secolo, periodo nel quale venne costruita la Basilica di San Lorenzo, e infine demolito con l’avvento dei Goti, durante l’invasione barbarica del 539 d.C.
L’area in cui sorgeva l’anfiteatro romano è oggi adibita a parco, parte dei resti archeologici si trovano sotto edifici moderni mentre quelli meglio conservati sono stati musealizzati nel Parco dell’Anfiteatro Romano.
Ebbene, nel 2019, a distanza di quasi 2000 anni, questa grande struttura tornerà in un certo senso a vivere, una vita tutta nuova, nata da un’idea visionaria della Soprintendenza che da due anni sta lavorando per rendere l’area fruibile alla città.
La realizzazione dell’opera partirà dalla pulitura dell’area antistante via Conca del Naviglio, attualmente infestata da vegetazione spontanea, e di quella nei pressi di via dell’Arena.
Queste due aree saranno poi annesse con il retrostante parco archeologico, l’area verde che andrà a connettersi in seguito con il parco delle Basiliche dove a San Lorenzo, sotto il sacello di Sant’Aquilino, si possono vedere i resti in pietra dei blocchi del rivestimento dell’anfiteatro utilizzati per le fondazioni.
A febbraio cominceranno gli scavi sulle porzioni mai esplorate dell’anfiteatro.
La notizia, già nei mesi scorsi parzialmente anticipata, è stata pubblicata il 24/11 su Corriere.it Milano e successivamente ripresa da alcune testate locali.
Un progetto molto particolare che volevamo condividere con voi! Cosa ne pensate?
La redazione,
Siti Archeologici d’Italia