
Il parco archeologico di Ercolano ha reso noti i risultati di uno studio curato dal New England Journal of Medicin sull’analisi dei resti di materiale celebrale di una delle vittime dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.
I resti di tessuto cerebrale sono stati rinvenuti in uno degli ambienti di servizio del Collegio degli Augustali. Si tratta di un edificio pubblico a tre navate dove già negli anni ’60, nel corso degli scavi dell’allora Soprintendente Amedeo Maiuri, furono rinvenuti un letto ligneo e i resti carbonizzati di un uomo, che gli archeologi ritennero fosse il custode del Collegio consacrato al culto di Augusto.
Recenti indagini sul campo, condotte da un team di antropologi e ricercatori dell’università Federico II di Napoli guidati da Pier Paolo Petrone, hanno portato alla scoperta di materiale vetroso nel cranio della vittima. Le analisi condotte hanno permesso di identificate diverse proteine ed acidi grassi presenti nei tessuti cerebrali e nei capelli umani. L’ipotesi degli studiosi è che l’elevato calore sia stato in grado di bruciare il grasso e i tessuti corporei della vittima, causando la vetrificazione del cervello.
Il rinvenimento di tessuto cerebrale umano è di per sé un evento raro in archeologia e, nel caso specifico, si tratta del primo caso in cui è possibile osservare resti di cervello umano vetrificati per effetto del calore prodotto da un’eruzione.
Allo studio hanno preso parte il Direttore del Parco Francesco Sirano, insieme al Prof. Piero Pucci del CEINGE – Biotecnologie Avanzate e il Prof. Massimo Niola dell’Università di Napoli Federico II, insieme a ricercatori dell’Università di Cambridge.
La notizia, resa nota dal parco archeologico di Ercolano giovedì 23/01, è stata ripresa da molte testate nazionali e locali, condivisa sui social da molti appassionati.
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La redazione,
Siti Archeologici d’Italia