
Uno dei borghi più belli di Italia, Sovana è come sospeso nel tempo. Il suo aspetto medioevale arroccato sui Tufi in uno scenario unico al mondo, con la sua vegetazione caratteristica, gli strapiombi, le misteriose vie cave scavate nella roccia, apre una finestra sul passato che ci porta ai tempi della civiltà etrusca, con la necropoli ricca di splendide e raffinate tombe.
Indice
La storia di Sovana
Le tracce dei primi insediamenti umani in quest’area risalgono al paleolitico superiore, addirittura a 20.000 anni fa, e da allora ha avuto una lunghissima tradizione abitativa caratterizzata dal susseguirsi di diverse civiltà. Si passa attraverso l’età del Rame con elementi databili al XIX a.C. e riconducibili alla cultura di Rinaldone, l’età del Bronzo che portò a un’estensione dell’area abitata fino a coprire tuta la superfice attuale del parco archeologico, la civiltà Villanoviana nel X secolo, e soprattutto l’età Etrusca alla quale possiamo ricondurre la maggior parte degli elementi presenti nel sito.
La presenza di quest’ultima civiltà fu determinante dall’VIII secolo a.C. e, infatti, durante l’età Etrusca, Sovana raggiunse un livello d’importanza notevole, in particolare nel VI secolo a.C. Nonostante non fosse un centro politico dominante, era comunque sviluppata a livello economico e militare, e partecipò alla spedizione contro Vulci come confermato dagli affreschi della famosa tomba François. Dopo un breve periodo di crisi nel V secolo a.C., comune ad altri centri di quest’area, la città si riprese nel IV secolo e continuò a essere un centro fiorente anche dopo l’ingresso dell’area nell’orbita romana, dopo la conquista di Vulci nel 280 a.C. Sovana, infatti, conservò comunque una certa indipendenza e ricchezza, come confermato dalle testimonianze archeologiche risalenti al periodo etrusco-romano. Infatti, pur essendo un municipium secondo il sistema amministrativo romano, la città mantenne lingua, cultura e arte etrusche fino al I secolo a.C.
Sovana continuò a essere un centro abitato durante tutta l’età imperiale, anche se meno rilevante all’interno del sistema romano. Vide l’arrivo del cristianesimo e divenne una sede vescovile nel V secolo, e conservò i propri ordinamenti nonostante il passaggio di Goti e Longobardi. Seguì poi una nuova rinascita in età medioevale, da segnalare perché determinate per l’aspetto del borgo odierno.
L'area archeologica di Sovana
Parco archeologico città del Tufo Sorano
La necropoli etrusca di Sovana fa parte del più esteso parco archeologico città del Tufo Sorano, che unisce i centri di Sovana, Sorana e San Quirico (oltre ad altre frazioni minori) accomunati dalla storia e dalla particolarità geografiche e ambientali.
Si tratta, di luoghi unici, fuori dal tempo, che conservano, l’aspetto di borghi medioevali, arroccati sulle rupi tufacee, in un ambiente quasi incontaminato e che risente del lungo isolamento che storicamente hanno avuto.
È proprio questa particolarità fisica che dà il nome al parco città del Tufo: si trova, infatti, proprio nell’area del Tufo che si estende tra il monte Amiata e il confine con il Lazio, caratterizzata da possenti formazioni tufacee, sorgenti termali, colline e una vegetazione particolare, che la rende uno scenario unico dal punto di vista ambientale.
Inoltre, su queste rocche sono organizzati magistralmente gli insediamenti, che risentono della particolare condizione fisica, ma riescono a essere composizioni armonicamente integrate nell’ambiente, e interessanti da vedere. La conformazione rupestre favoriva le fortificazioni, le pareti di roccia a picco furono utilizzate per collocarvi tombe a colombario in età etrusca, periodo al quale risalgono anche le vie cave, percorsi scavati nella roccia caratteristici di quest’area.
Necropoli etrusca di Sovana
La necropoli etrusca di Sovana è divisa in due settori posti a distanza di 200 metri l’uno dall’altro.
Il primo è percorso dalla via cava principale che per le sue grandi dimensioni è detta il Cavone (oggi per ragioni di sicurezza non è del tutto percorribile). Ospita alcune tombe monumentali, le più famose di tutta l’area archeologica: la tomba Ildebranda, la tomba dei demoni alati, e tomba del Tifone.
La tomba Ildebranda (del III secolo a.C.) è la più nota e monumentale, con una sua struttura interamente scavata nel tufo, senza aggiunte esterne, che ricorda quella di un tempio. Infatti, è composta da un alto podio scavato nella roccia tufacea e una facciata monumentale ed è accessibile da due scalinate laterali.
Originariamente era decorata con stucchi policromi tipici dell’arte etrusca che sono andati in gran parte perduti, come alcuni elementi della struttura a causa della friabilità del tufo. Rimangono però visibili alcuni resti della decorazione che in parte conservano i colori originali. Inoltre, vi sono i resti delle colonne che si trovavano a delimitare un pronao e sorreggevano un fregio di cui è conservata una parte che permette di intuire una decorazione naturalistico mitologica. Dall’unica colonna rimasta in piedi per intero, osserviamo il capitello decorato con figure antropomorfe. Sotto il podio si nota bene il corridoio d’ingresso alla camera sepolcrale, sotterranea, con un soffitto decorato a cassettoni.
La tomba dei demoni alati (III secolo a.C.) si caratterizza per le raffinate decorazioni scultoree, tra cui quelle dei demoni da cui prende il nome. È una tomba a edicola scavata nel tufo a creare una nicchia interna, dove è visibile una statua del defunto, in uno stato straordinario di conservazione, per cui ancora oggi possiamo vedere i colori della decorazione.
Ai lati della nicchia vi sono le decorazioni eponime, dei rilievi quasi a tutto tondo di due demoni alati femminili, di cui uno regge una fiaccola per illuminare il cammino del defunto nell’aldilà. La facciata era anch’essa decorata con un alto rilievo raffigurante un demone marino e davanti vi erano due statue, di cui se ne conserva solo una che rappresenta un leone.
Anche la tomba del Tifone (IV secolo a.C.) prende il nome dalla decorazione che si trova sul timpano della struttura a edicola. Ma la parte più significativa è quella inferiore, con il soffitto a cassettoni a losanghe, la decorazione a stucchi policromi parzialmente conservata. Mentre la parte superiore della tomba aveva un altare per le offerte.
Il secondo settore della necropoli, dal quale è possibile accedere alla suggestiva e percorribile cava di San Sebastiano, è caratterizzato dalla presenza di tombe a dado e a falso dado e soprattutto dalla tomba della sirena. Anche in questo caso si tratta di una tomba a edicola, con decorazioni laterali raffiguranti due demoni, mentre sul frontone troviamo un rilievo con Scilla che tiene tra le sue spire due amorini.
Immagine copytight: By Sidvics - Own work, CC BY-SA 3.0
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Orari
Chiusura invernale gennaio-febbraio
Marzo: aperto solo nei weekend 10-18
Aprile-settembre 10-19
Ottobre 10-18
Novembre dicembre 10-17
Biglietti
Intero: 5,00€
Ridotto: 3,00 €
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SCHEDA SITO ARCHEOLOGICO:
FONDAZIONE: VIII secolo a.C.
DECLINO: I secolo a.C.
CIVILTA’: Etruschi
REGIONE: Toscana
PROVINCIA: Grosseto
AMMINISTRAZIONE: Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana
SCOPERTA: XIX secolo
Come arrivare a Sovana
In auto: Dalle città del nord e del sud è possibile raggiungere Sovana in auto, tramite l’autostrada A1 fino all’uscita Chiusi- Chianciano terme, proseguire sulla SP478 fino all’incrocio con SP321, continuare su questa fino all’incrocio con SP20, poi SP22 per Sovana, dove troverete sito archeologico.
In autobus: si può raggiungere Sovana con un bus delle linee Tiemme che parte dalla stazione ferroviaria di Grosseto con cambio a Pitigliano.