Hydria del Pittore di Micali: Dioniso e i pirati tirreni

Dioniso e i pirati tirreni

Le peripezie di Dioniso si intrecciano su questo vaso con quelle dei pirati tirreni, che pensano di renderlo schiavo, non conoscendo la sua potenza. Il culto di Dioniso si sposta dalla Grecia all’Etruria, il vaso su cui è rappresentato dall’Italia all’America e “d’un tratto, si videro strani prodigi” (VII inno omerico, v. 33).

hydria etrusca pittore di micaliProvenienza dell'hydria

Il vaso fu ritrovato durante scavi clandestini nell’Etruria meridionale e in seguito venduto illecitamente a compratori americani.

Esposto al Museum of Art di Toledo, grazie alla collaborazione tra i Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale e lo US ICE (Unites States Immigration and Custum Enforcement), fu dimostrato che il vaso proveniva appunto da scavi clandestini e quindi restituito all’Italia il 9 maggio 2014.

Oggi esposta al Museo nazionale etrusco di Villa Giulia, l’hydria è attribuita al cosiddetto Pittore di Micali (così chiamato dal nome dello studioso rinascimentale che si occupò per primo delle sue opere).

Descrizione dell'hydria del Pittore di Micali

L’hydria presenta tre registri decorativi: nel primo, sul collo, è rappresentata una scena di danza; nel secondo un mostro con la parte superiore del corpo antropomorfa, mentre quella inferiore costituita da una possente coda di pesce: il mostro impugna in entrambe le mani dei pesci, probabilmente appena pescati tra le onde nelle quali è immerso e che delineano la parte inferiore della scena. La terza raffigurazione rappresenta figure metà pesce e metà uomo che si stanno tuffando in mare.

La lettura culturale di quest’ultima scena individua in queste figure i pirati tirreni trasformati in delfini da Dioniso.

Nel VII inno omerico si racconta che, salito su una nave diretta a Nasso dopo aver fatto conoscere il proprio culto in Asia, Dioniso scoprì che i marinai erano pirati tirreni che lo avrebbero venduto come schiavo. Per salvarsi, Dioniso trasformò l’albero della nave in vite (suo simbolo) e fece apparire un leone e un’orsa ferocissimi. I pirati, terrorizzati, si gettarono in mare: per salvarli, Dioniso li tramutò in delfini. Solo il timoniere rimase sulla nave e fu premiato da Dioniso che lo rese suo sacerdote.

Ciò che risulta maggiormente interessante a riguardo del vaso è la scelta di un soggetto prettamente di origine greca da parte di un artista etrusco: questo dimostra la forza del mito di Dioniso, dio errante, dio del vino, dio della trasformazione della natura, elementi presenti nel background culturale di tutti i popoli.

Datazione: 510-500 a.C.
Dimensioni e materiale: Si tratta di una hydria a tre manici usata per contenere l’acqua. Il vaso è realizzato in argilla, dipinta di nero con sezione beige-rosata con figure nere. L’altezza è di 52 cm, la larghezza, nel punto massimo, è di 33 cm.

 

L'Hydria etrusca del Pittore di Micali è il secondo dei reperti selezionati per raccontare il mito di Dioniso attraverso le raffigurazioni su dieci vasi. Scopri la nostra rubrica “Dioniso, la rappresentazione del mito nei vasi antichi” per approfondire il mito e scoprire con noi quali sono gli altri vasi selezionati.

Un progetto di Danila Franceschetto.

L’AUTORE

Danila Franceschetto

Una laurea in storia a Torino e una passione smodata per la cultura e letteratura greca. Quando non leggo, scrivo. Da un po’ vivo in Toscana, nel tempo libero se non sono al cinema mi trovate al mare!

Dal 2019 collaboro con Siti Archeologici d’Italia.

Sogni nel cassetto? Tanti! Ma uno ve lo svelo, lavorare in un museo sarebbe davvero fantastico!