
Falerio Picenus era un’antica città fondata dai Romani in un’area storicamente occupata dal popolo dei Piceni. Sorprendente e straordinariamente ben conservato è il teatro romano di Falerone, uno dei più interessanti nelle Marche. Immerso nel verde permette di rivivere l’atmosfera dell’antichità attraverso rappresentazioni teatrali che ancora oggi hanno luogo in uno scenario suggestivo.
Indice
Storia di Falerio Picenus
I primi segni di insediamento umano nel terriotorio di Falerio Picenus risalgono al VI secolo a.C. quando l’area era abitata dalla popolazione autoctona dei Piceni, in costante contrasto con i Romani.
Questi ultimi cominciarono a estendere la propria influenza sull’area dal III secolo a.C. e le tensioni continuarono a lungo. La zona fu interessata dagli scontri della guerra sociale nel 90 a.C. e proprio ai piedi del monte Falarinus gli italici inflissero una pesante sconfitta ai Romani guidati da Pompeo Strabone.
Dopo la battaglia di Azio (31 a.C.) l’area fu riorganizzata in vista dell’assegnazione di terre ai veterani. Si può, infatti, datare al 29 a.C. la centuriazione e la fondazione della colonia di Falerio Picenus.
Il centro assunse in fretta una discreta importanza, grazie alla vicinanza al fiume Tenna e ai collegamenti stradali strategici. Questa fase di crescita è testimoniata dalla cura monumentale del suo assetto urbano deducibile proprio dalle tante testimonianze archeologiche.
La presenza di un grande anfiteatro, un teatro, ville patrizie con splendidi mosaici confermano la ricchezza e lo splendore raggiunto dalla città soprattutto nella prima età imperiale. Successivamente, Falerio Picenus risentì della crisi dell’impero dal III secolo, anche se il segnale di maggior decadenza della città fu il trasferimento, nel IV secolo ,della sede vescovile da Falerio Picenus a Firmum Picenum, centro che acquisì stabilmente maggiore importanza.
Perso il suo prestigio, la città subì maggiormente gli effetti della crisi, con un progressivo spopolamento del territorio, peggiorato dalle incursioni dei Longobardi.
I primi scavi archeologici nell’area iniziarono nel 1777 per volere di Papa Pio VI. Da allora si susseguirono diverse campagne ufficiali, ma anche spoliazioni clandestine. Queste spiegano la presenza di reperti ai musei vaticani e altri sparsi all’estero anche in collezioni private. Non ci fu però una continuità degli scavi, inoltre la parte orientale del sito risulta danneggiata dalla costruzione edilizia avvenuta negli anni 60.
L’area viene riconosciuta ufficialmente come Parco archeologico nel 1994.
Il parco archeologico di Falerio Picenus
Segni dell’antico splendore della città sono certamente il teatro e l’anfiteatro, posti a circa cento metri di distanza l’uno dall’altro, nella zona occidentale del sito.
Il primo è uno dei teatri romani meglio conservati delle Marche, mantiene ancora oggi un aspetto monumentale e ospita rappresentazioni teatrali nel periodo estivo.
Fu costruito nella prima età imperiale, I secolo d.C., probabilmente iniziato in età augustea, i lavori proseguirono sotto Tiberio e fu inaugurato nel 43 dall’imperatore Claudio. Fu restaurato nel II secolo d.C. durante l’impero di Antonino Pio e abbellito con l’aggiunta di statue. Si conservano 530 posti sulla capienza originaria di 1600, essendo andato perso uno su tre degli ordini di posti a sedere, (rimangono ima e media cavea) oltre all’orchestra, due ingressi laterali (vomitoria), il proscenio con nicchie circolari e rettangolari alternate, e il muro del fronte scena.
L’anfiteatro originariamente doveva ospitare circa 5000 spettatori e, anche se sono visibili solo alcuni resti e parte del muro perimetrale, possiamo intuire le dimensioni e la maestosità della struttura. Anche qui le gradinate dovevano essere organizzate in tre ordini, e probabilmente era circondato da un porticato.
Oltre ai due monumenti principali si osservano tracce di alcuni edifici pubblici e privati, tra cui la cisterna della regina, nome attribuito in seguito a un serbatoio d’acqua diviso in tre sezioni per l’approvvigionamento della città, esempio dell’abile gestione idraulica dei romani.
La città anticamente era ricca di domus patrizie con decorazioni molto raffinate e splendidi mosaici policromi. Alcuni mosaici insieme alle sculture (tra queste due statue di figure femminili, probabilmente raffiguranti la dea Cerere e originariamente poste nel teatro), alle decorazioni architettoniche, alle epigrafi di marmo e in bronzo e ad altri oggetti di uso comune e funebri, si possono osservare al Museo Civico Archeologico a Falerone, che dista circa 2 km dal sito archeologico.
Altri reperti sono conservati all’’antiquarium della vicina Fermo, al Museo Archeologico di Ascoli Piceno e al Museo Archeologico Nazionale delle Marche di Ancona.
Si segnala la provenienza proprio dal teatro di Falerone di due statue conservate al Louvre, di Perseo e Nike, mentre un raffinato pavimento a mosaico è visibile ai Musei Vaticani.
Immagini Copyright:
FAM1885, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
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Visite su prenotazione.
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Intero: 5 €
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SCHEDA SITO ARCHEOLOGICO:
FONDAZIONE: I secolo a.C.
DECLINO: V secolo d.C.
CIVILTA’: Romani
REGIONE: Marche
PROVINCIA: Fermo
AMMINISTRAZIONE: Soprintendenza per i beni archeologici delle Marche
SCOPERTA: XVIII secolo
Come arrivare
In auto: è possibile raggiungere comodamente il parco archeologico di Falerone in auto, dal versante adriatico, da nord e da sud, prendendo l’autostrada A14 fino all’uscita porto sant’Elpidio, proseguendo su SP 239 fino a Piane di Falerone, e via pozzo fino a destinazione. Dal versante tirrenico, da nord e da sud, autostrada A1 fino all’uscita Orte, SS3, SS77 fino a Caldarola, proseguire poi sulle strade provinciali SP502, SP46, poi SP29 e SP239 fino a destinazione.