Cratere a campana con Dioniso

Una storia straordinaria, quasi una caccia al tesoro incredibilmente riuscita, quella di questo meraviglioso cratere e del suo frammento. E poi musica, danza e…un vaso dentro al vaso! Ecco il cratere di Dioniso conservato presso il Museo Archeologico Nazionale “Domenico Ridola” di Matera, presentato al pubblico, dopo una paziente opera di restauro, in un momento speciale.

Provenienza del cratere

cratere a campana con dioniso

Il cratere fu rinvenuto nel 1927 a Irsina, in provincia di Matera e trasferito a Reggio Calabria, allora sede della soprintendenza di Basilicata e Calabria.

I primi studi ricognitivi risalgono al 1962, quando l’archeologo australiano Arthur Trendall parlò di questo cratere di magistrale fattura (e attribuito al pittore di Kalathiskos), che risultava però incompleto (mancava infatti un frammento).

Nel 1973 lo studioso Felice Gino Lo Portosi si dedicò allo studio di diversi frammenti vascolari provenienti dalle zone metapontine, tra cui uno che risultò essere combaciante con il cratere in questione.

Dopo un accurato lavoro di restauro, fu esposto al Museo Archeologico Nazionale Domenico Ridola di Matera e presentato durante le giornate europee del patrimonio 2015!

La scena raffigurata sul cratere

Questo cratere è un esempio meraviglioso di ceramica del Metaponto, specchio della capacità tecnico-artistica raggiunta dai ceramisti di questa zona. Il cratere presenta un’ampia imboccatura, adatta per mescolare il vino con l’acqua. Infatti, l’unico che poteva bere il vino puro, non miscelato, era Dioniso, in quanto dio dell’ebbrezza e dell’eccesso.

Dioniso è seduto a sinistra, con la sua acconciatura ricorrente e in mano il bastone sacro, il tirso. Sta godendo della musica proveniente dal flauto doppio suonato dalla menade che si trova davanti a lui, rappresentata con le guance gonfie intenta a praticare la sua arte per allietare il dio, ma non solo. Davanti alla bella menade troviamo un satiro con la coda animalesca in preda all’estesi, nudo, con tirso, intento a ballare, come dimostra la gamba sinistra alzata.

Un particolare molto interessante è la raffigurazione di un cratere a campana (stavolta rosso con figura nera) posizionato tra la menade e il satiro. Questo cratere in miniatura rappresenta anch’esso un satiro nudo che danza: è suggestivo notare come già nel V secolo a.C. l’arte rifletta su se stessa, con la rappresentazione di oggetti che sì, sono di uso quotidiano, ma consapevolmente rappresentati come opere d’arte.

Oggi è conservato presso il Museo archeologico Nazionale "Domenico Ridola" di Matera.

Datazione: fine V secolo a.C.

Materiale: cratere a campana di ceramica a figure rosse con sfondo nero.

Il  cratere a campana con Dioniso è uno dei reperti selezionati per raccontare il mito di Dioniso attraverso le raffigurazioni su dieci vasi. Scopri la nostra rubrica “Dioniso, la rappresentazione del mito nei vasi antichi” per approfondire il mito e scoprire con noi quali sono gli altri vasi selezionati.

Foto credits: ansa.it

L’AUTORE

Danila Franceschetto

Una laurea in storia a Torino e una passione smodata per la cultura e letteratura greca. Quando non leggo, scrivo. Da un po’ vivo in Toscana, nel tempo libero se non sono al cinema mi trovate al mare!

Dal 2019 collaboro con Siti Archeologici d’Italia.

Sogni nel cassetto? Tanti! Ma uno ve lo svelo, lavorare in un museo sarebbe davvero fantastico!